Sulle quattro pareti della grande sala di rappresentanza posta al centro del piano nobile del palazzo episcopale, l’antica sala del trono, si possono ammirare gli affreschi raffiguranti il territorio della diocesi, con la città di Ivrea posta sotto la protezione dei santi patroni e della Vergine Assunta.
La rappresentazione pittorica, occultata nel 1879 da una decorazione di gusto neogotico e tornata in luce dopo i lavori di restauro compiuti nei primi anni novanta del Novecento, costituisce un documento di eccezionale interesse al fine della conoscenza, non solo di carattere ecclesiastico, della geografia canavesana del Settecento. Lo stile degli affreschi e la cultura territoriale che vi traspare, insieme ad alcuni elementi iconografici, hanno indotto a datare la realizzazione dei dipinti alla metà del XVIII secolo. L’opera, voluta dal vescovo Michele Vittorio De Villa, intendeva essere una sorta di descrizione a livello figurativo del territorio da lui visitato, una specie di ‘traduzione’ affrescata della visita pastorale compiuta nel decennio tra il 1742 e il 1752.
Un attento studio delle pitture e la comparazione con la produzione artistica certa hanno permesso di riconoscere nel pittore Luca Rossetti da Orta l’autore dell’opera parietale. La raffigurazione del territorio non si basa su un preciso modello cartografico ma offre un’interpretazione sostanzialmente pittorica: la naturale bellezza del Canavese fa da sfondo alle immagini che riproducono principalmente le parrocchiali, insieme ai centri spirituali significativi per la devozionalità, sottostanti l’autorità diocesana. Accanto agli edifici religiosi, compaiono ogni tanto presenze architettoniche di uso civile: in particolare, le città di Ivrea, Chivasso e Rivarolo sono proposte entro le mura, nella loro complessa aggregazione. I luoghi sono accompagnati da un’iscrizione identificativa. A Ivrea, rappresentata nella giusta collocazione topografica sulla parete nord, è riservata la parete principale, a est, dove la città è raffigurata insieme ai suoi protettori: la Vergine Assunta, i Santi martiri della Legione Tebea Tegolo e Besso, San Savino e un prelato orante, forse una versione idealizzata del vescovo committente. Nel salone si accedeva attraverso la porta scenograficamente riquadrata da una finta architettura affrescata, al margine della parete nord, oggi ancora visibile, seppure murata e sostituita dall’odierna vicina apertura.
La sala, con il soffitto a cassettoni, presenta nella parte alta delle pareti una galleria di ritratti dei vescovi che hanno governato la diocesi, dipinti e ridipinti; l’effigie di monsignor De Villa, eseguita dopo la sua morte avvenuta nel 1763, è opera del pittore Vittorio Amedeo Grassi.
DOVE: Ivrea - Piazza Castello, 3